Giornata di shopping: dopo tanto girovagare, ecco l'abito
che fa per noi. Lo proviamo, ci controlliamo allo specchio e
decretiamo con sicurezza: "Ingrassato, io? Ma no! È lo specchio". E
in ufficio? "Qui sono indispensabile: senza di me non vanno avanti".
Per non parlare del gruppo di amici: "È chiaro che quel tipo non
perde occasione per starmi vicino...". E così via. Piccole e
consolanti frottole, che prima o poi tutti abbiamo, almeno una volta,
raccontato a noi stessi. "È un segno dei tempi", spiega Dianora
Casalegno, psicoterapeuta specialista in Analisi transazionale. "Oggi
i mezzi di comunicazione ci propongono un mondo fatto di fiction in
cui tutti sono belli e perfetti e i problemi si risolvono senza
troppa fatica: è inevitabile provare la tentazione di semplificare un
po' anche la nostra vita". Grave? Tutt'altro. "L'autoinganno è un
meccanismo fisiologico necessario per la sopravvivenza", sostiene
Maurizio Dodet, psicoterapeuta didatta dell'Associazione di
Psicologia cognitiva di Roma. "Sono piccoli compromessi, che ci
aiutano a mantenere un equilibrio impedendoci di disperdere troppe
energie e mantenendo alta la nostra autostima", aggiunge Michele
Novellino, psichiatra e autore de La sindrome di Pinocchio (Franco
Angeli). Non c'è niente di male, dunque, a ignorare il segnale
d'allarme lanciato dallo specchio per concederci senza remore una
cioccolata calda o un bel piatto di pastasciutta "che dà sostanza ed
è proprio quello che ci vuole per tirarsi su"; a spezzare la routine
del lavoro per sgranchirci le gambe con la scusa che "lo dicono i
medici, dopo tante ore seduti bisogna fare un po' di moto". Il capo
ha davvero la luna? Non c'è niente di male, certo, ma non bisogna
neppure esagerare. Come non si deve eccedere sul versante opposto.
"Anche essere incapaci di raccontarsi qualche innocua bugia,
esaminare continuamente la propria vita con spietata lucidità è
dannoso", precisa Dodet. "Per gli psicoterapeuti l'eccesso di
consapevolezza è una vera malattia". Mentre gli autoinganni a volte
servono a cancellare una realtà sgradevole. "Per evitare i problemi,
tendiamo ad "aggiustare" nel modo che ci fa più comodo i segnali che
ci arrivano dal mondo esterno", spiega Novellino. "Così, se qualcuno
ci risponde male in ufficio, è più semplice pensare che forse ha una
giornata storta, piuttosto che chiederci il vero motivo di quella
reazione". "Quando siamo sopraffatti dalle difficoltà, accantonarne
alcune può essere un modo per mantenersi in equilibrio e affrontare
con efficienza i problemi più urgenti", aggiunge Dianora Casalegno.
"Una tattica efficace, purché si tenga presente che alcuni problemi
non possono essere rinviati in eterno". Ignorare i segnali d'allarme
che arrivano dal mondo esterno, siano il cattivo umore del capo o un
improvviso balzo di due taglie, non è una buona idea. Eppure spesso
tendiamo a farlo. "Il fatto è", spiega la psicoterapeuta, "che il
nostro inconscio lavora solo sul presente, sul "qui e ora", e non
tiene conto delle conseguenze delle proprie scelte". E allora, pur di
immettere un po' di emozione in una esistenza che scivola con
tranquilla monotonia, si vantano improbabili storie d'amore o
successi poco verosimili. "Un romanzetto inventato può rendere più
respirabile l'atmosfera di un ufficio troppo grigio: quando l'inganno
ci fa arrivare al lavoro con il sorriso sulle labbra o una cravatta
nuova, niente di male", spiega Casalegno. "Ma se la bugia si protrae
troppo a lungo o diventa eccessivamente importante, uscirne può
essere doloroso". Non esco, devo studiare. Comunque, mentire a se
stessi richiede abilità e anche fantasia. Così c'è quel tipo di bugia
che ci raccontiamo per trasformare un limite, una difficoltà che
sembra insormontabile, in un pregio. Come fa lo studente modello che
nasconde la propria timidezza rifiutando svaghi e divertimenti: "Non
ho tempo per la discoteca, devo pensare a studiare, io". E quelli che
sono terrorizzati dalla tecnologia, dal forno a microonde al
computer, come se la cavano? Affermano con decisione che "il forno
elettrico cuoce molto meglio", che scrivere una e-mail è troppo
impersonale, che Internet fa perdere più tempo che altro. In qualche
caso, poi, autoinganni e bugie vanno di pari passo. È quello che
succede quando crediamo alle parole altrui: "Mio marito lavora tutte
le sere fino a tardi", "Mio figlio? Ma certo che rispetta il codice
della strada!". Decisamente più facile che affrontare una situazione
conflittuale. "Spesso questi autoinganni servono a rimandare una
decisione dolorosa", spiega Casalegno. "Ma è un atteggiamento
infantile, simile a quello del bambino che rinvia fino all'ultimo i
compiti delle vacanze, sperando che "succeda qualcosa" che risolva il
problema risparmiandogli sforzi e ansie". Poi ci sono i più abili in
assoluto. Sono talmente ingegnosi nelle frottole che raccontano agli
altri da convincersi istantaneamente e in buona fede di quanto
dicono. Nascono così il manager di successo, la donna irresistibile,
lo studente modello. Spiega Novellino: "Alcuni bugiardi inveterati
arrivano a un punto tale che, nel momento in cui mentono, si
persuadono di dire la verità per non entrare in conflitto con se
stessi". "È un atteggiamento infantile, mascherato da comportamento
adulto. Però queste bugie", sostiene lo psichiatra Maurizio Dodet,
"non nascono dal desiderio di controllare o manipolare
deliberatamente gli altri, bensì da una alterazione nella percezione
di sé". Bugiardo io? Noo! Comunque l'abitudine a mentire a se stessi
può essere indizio di una personalità fragile, che ha bisogno di
rassicurazioni. "Per esempio, capita spesso", ricorda Novellino, "che
un adolescente si costruisca una personalità aderente agli stereotipi
più in voga per mascherare le proprie fragilità". Un ragazzo che ha
difficoltà ad affermare la propria identità sessuale può
autoingannarsi identificandosi con un modello mitico di seduttore, di
maschio predatore che ha tutte le ragazze ai suoi piedi. "Si
comportano così soprattutto persone vissute in famiglie poco
comunicative o con genitori abituati a dare messaggi ambigui,
contrastanti", spiega lo psichiatra. "Queste esperienze possono
rendere più difficile distinguere tra la realtà e l'interpretazione
che ne diamo". E aggiunge Dodet: "Tendiamo a ingannarci sui temi che
per noi sono importanti: per esempio se ciò che più conta è il
riconoscimento degli altri, le nostre bugie riguarderanno l'aspetto
fisico o il ruolo nel mondo del lavoro". Desiderate conoscervi
meglio? Cercate di scoprire quali sono le bugie che vi raccontate con
più frequenza. Poi, però, non sentitevi in colpa. "Perché ciascuno ha
i propri punti deboli e un minimo di sano narcisismo è utile per
affrontare le frustrazioni che inevitabilmente costellano la nostra
vita", tranquillizza Novellino. "Se poi gli autoinganni toccano
un'area marginale come quella del nostro aspetto fisico, non c'è da
preoccuparsi troppo. Quando, invece, si parla di problemi seri, per
esempio di salute, bisogna fare attenzione". In molti casi, infatti,
gli autoinganni ci evitano lo sforzo di fare i conti con i nostri
limiti, però al tempo stesso ci tolgono la possibilità di fare nuove
esperienze o ci privano di opportunità preziose. "Convincersi che "in
un mondo in cui si va avanti solo a raccomandazioni, trovare lavoro
con le proprie forze è impossibile", che "non saremo mai in grado di
affrontare una certa situazione" può essere rassicurante sul
momento", spiega Dodet. "Ma poi bisogna anche rendersi conto che si
tratta di alibi, di scappatoie che impediscono di fare davvero
qualcosa per noi stessi". Fare i conti con la realtà. Un altra bugia
a rischio? Non riuscire ad ammettere di aver bisogno degli altri. "La
necessità di legami, di dipendenze reciproche è una caratteristica
degli esseri umani, però ci rende fragili", ricorda Novellino.
"Sentirsi autonomie indipendenti può apparire una scorciatoia
attraente. Ma solo se si ha il coraggio di buttare la maschera si
scoprirà che anche gli altri possono farlo e rivelarsi indifesi tanto
quanto lo siamo noi". "Per chiedere aiuto bisogna avere una visione
positiva del mondo, ritenere che le difficoltà siano superabili,
magari con un po' di appoggio", sottolinea Dianora Casalegno. "È più
semplice pensare che nessuno ci capisce, che nessuno può fare
qualcosa per noi. Ma questa frase terribile può essere la premessa di
uno scollamento dalla realtà. Perché quando le bugie diventano una
consuetudine, vuol dire che ci stiamo spingendo troppo oltre". "Gli
autoinganni a lungo andare si rivelano un atteggiamento perdente e se
invadono la nostra vita rischiano di provocare depressione",
puntualizza Novellino. Come uscire in tempo da questo circolo
vizioso? "Possiamo provare a scendere a patti con noi stessi o,
meglio, con le nostre debolezze", suggerisce Dianora Casalegno.
"Quindi, via libera alle bugie benefiche, ma dicendoci chiaramente
che prima o poi dovremo fare i conti con la realtà". "Anche perché",
conclude Novellino,"rimanere chiusi nel mondo che ci siamo costruiti
ci impedisce di cogliere segnali importanti che arrivano
dall'esterno".