Nei mari della Terra neonata si incontravano, mescolavano il loro
Dna e davano vita a una nuova generazione. Virus e batteri, un
miliardo di anni prima che gli organismi più complessi facessero la
loro comparsa sul Pianeta, avevano scoperto i vantaggi del sesso:
variabilità genetica assicurata e conseguente aumento delle
opportunità di adattarsi ai cambiamenti ambientali. Con la
riproduzione sessuata, cioè con l'unione del Dna di due individui
diversi, infatti, ciascuna specie "metteva al mondo" una squadra
eterogenea di discendenti, fra i quali sicuramente qualcuno capace di
sopravvivere agli enormi cambiamenti in atto nella Terra primordiale.
Nel corso della loro evoluzione, però, i microrganismi hanno cambiato
abitudini e oggi preferiscono utilizzare prevalentemente la
riproduzione asessuata: con modalità più o meno semplici ciascun
individuo produce due copie di se stesso, con un costo energetico
minimo e con una resa numerica massima. La riproduzione sessuata,
molto più costosa, viene tuttora praticata solo in poche occasioni,
per esempio quando le condizioni ambientali diventano ostili e una
specie ha bisogno di variare il proprio patrimonio genetico per
sopravvivere. Una semplicità pericolosa. Un involucro di proteine che
racchiude il materiale genetico e nulla più: i virus sono le forme di
vita più semplici della Terra. Ed è proprio la loro semplicità a
renderli così dannosi: non sono infatti in grado di replicarsi da
soli, ma hanno bisogno di una cellula ospite. La infettano e la
costringono a produrre un gran numero di copie di se stessi, ognuna
delle quali va a infettare un'altra cellula. Così, nel giro di poche
ore, un esercito di microrganismi tutti uguali dilaga nel corpo della
vittima. È una tecnica di replicazione rapida, efficace ed economica,
frutto di una lunghissima storia evolutiva. Anche i virus, però,
hanno bisogno di variare il loro patrimonio genetico per adattarsi
all'ambiente e lo fanno molto spesso, ricorrendo alla riproduzione
sessuata. I loro incontri galanti vengono consumati all'interno di
una cellula ospite. "Quando due o più virus infettano la stessa
cellula", spiega Giorgio Cavallo, professore di Microbiologia
all'Università di Torino, "i filamenti di acido nucleico che
rappresentano il loro patrimonio genetico si rompono e parte del
genoma di uno si lega a parte di quello dell'altro. Il processo, che
prende il nome di ricombinazione, porta alla comparsa di nuovi ceppi,
ereditariamente diversi da entrambi i progenitori". "Sui nuovi ceppi
di virus", continua Cavallo, "agiscono poi le forze selettive
dell'ambiente: le variazioni fisico-chimiche, l'azione degli
anticorpi ed eventuali farmaci, che possono provocare la loro
completa scomparsa oppure farli prevalere sui vecchi ceppi". Il
fenomeno della ricombinazione è responsabile, per esempio, della
continua variabilità dei virus dell'influenza, che costringe i
ricercatori a mettere a punto ogni anno un vaccino diverso per
fronteggiare una nuova epidemia.
I pionieri del sesso. Anche i batteri hanno qualcosa da insegnare
sulla riproduzione: sono stati infatti i primi organismi viventi a
mettere in atto qualcosa di molto simile alla copula degli animali
superiori. "Un miliardo di anni prima della comparsa delle cellule
più complesse, quelle eucariote (cioè con il patrimonio genetico
racchiuso in un nucleo), i batteri si riproducevano sessualmente",
spiega Luciano Paolozzi, professore di Microbiologia dell'Università
Tor Vergata di Roma. Oggi, invece, questi microrganismi hanno in
genere una riproduzione asessuata per scissione cellulare: il singolo
individuo duplica il suo Dna e si divide a metà dando vita a due
cloni. È una modalità di replicazione veloce, che permette di
generare una popolazione di un miliardo diindividui nell'arco di
dieci ore. "Se esaminiamo una colonia batterica", prosegue Paolozzi,
"scopriamo però che gli individui non sono tutti identici: un
millimetro cubo di brodo di coltura contiene da centinaia a migliaia
di batteri geneticamente mutati. Questo perché di tanto in tanto
avvengono alterazioni casuali del genoma e forme di riproduzione
sessuata con scambi di materiale genetico tra i microrganismi". Uno
dei sistemi più diffusi di riproduzione sessuata tra i batteri è la
coniugazione. Un batterio produce un lungo filamento all'esterno
della sua membrana cellulare e, quando incontra un esemplare della
stessa specie, lo aggancia col suo "braccio" e lo avvicina. Non
appena le due cellule sono in contatto, si apre un varco nelle loro
membrane e dei piccoli frammenti di Dna circolare, i plasmidi, si
trasferiscono da un individuo all'altro e si inseriscono nel nuovo
patrimonio genetico. "Questo meccanismo di scambio genetico", spiega
Paolozzi, "viene però impiegato raramente, rispetto alla riproduzione
asessuata, ben più efficace. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che i
batteri sono più avanti di noi sulla strada dell'evoluzione. Hanno
scoperto il sesso miliardi di anni fa, ma lo hanno accantonato a
favore di strategie migliori". Fra queste ultime una delle più
efficaci per assicurare con poco dispendio energetico la variabilità
genetica della specie è il cosiddetto processo di trasformazione.
"Muovendosi nel loro ambiente naturale", continua Paolozzi, "i
batteri incontrano numerosi frammenti di Dna di diversa provenienza e
li assorbono tutti all'interno della loro membrana. Se il Dna è
compatibile con il loro genoma, lo assimilano, altrimenti lo
digeriscono. Hanno maggiori probabilità di ottenere una mutazione
utile in questo modo piuttosto che attraverso la riproduzione
sessuata". Ciglia: attrazione fatale. In un gradino evolutivo più
alto rispetto ai batteri troviamo i parameci, organismi acquatici
formati da un'unica cellula eucariote e appartenenti al phylum dei
protozoi. In prevalenza la loro riproduzione è asessuata: ciascun
paramecio, dopo aver duplicato il suo nucleo, si divide in due nuovi
individui identici a se stesso. Tale processo, che prende il nome di
scissione binaria, richiede circa un'ora e può ripetersi per quattro
volte in una giornata. Ma se le condizioni ambientali sono
particolarmente favorevoli, alcuni parameci possono dare vita a 15mila
nuove generazioni in 24 ore. La riproduzione sessuata è più
rara: anche i parameci fanno ricorso alla coniugazione per scambiare
materiale genetico con altri esemplari della stessa specie. Questi
animaletti non affidano al caso i loro incontri galanti, ma hanno
elaborato una vera e propria strategia seduttiva. "I parameci non
sono divisi in maschi e femmine, ma presentano migliaia di sessi
diversi, ciascuno compatibile con tutti gli altri. L'unica
combinazione non possibile è quella fra due parameci dello stesso
sesso", spiega Pierangelo Luporini, direttore del Centro di ricerca
per lo studio dei protozoi dell'Università di Camerino. "Quando un
individuo è pronto per riprodursi", continua Luporini, "diffonde
nell'ambiente un messaggero chimico, una sorta di profumo
dall'effetto irresistibile: se le molecole raggiungono un altro
esemplare di sesso compatibile, lo attraggono e predispongono il suo
organismo all'incontro". Il riconoscimento tra i due avviene
attraverso le ciglia che circondano i loro corpi e che sono cosparse
di recettori. Lo scambio di materiale genetico è a doppio senso:
entrambi donano e ricevono Dna. Poi si allontanano, ognuno con il suo
genoma mutato. Se il richiamo chimico di un paramecio incontra
esemplari dello stesso sesso, agisce comunque sul loro organismo
stimolando la riproduzione asessuata. Poco sesso, siamo funghi. Non
sono né piante né animali, ma costituiscono un regno a sé, in gran
parte ancora sconosciuto. "Il regno dei funghi", spiega Antonio
Graniti, direttore del Dipartimento di biologia e patologia vegetale
dell'Università di Bari, "è sterminato. Comprende almeno un milione e
cinquecentomila specie, di cui solo 72milasono state descritte finora
e si tratta, per la maggior parte, di organismi microscopici". Ogni
specie ha una sua particolare modalità riproduttiva. Se le condizioni
ambientali sono favorevoli, i funghi si diffondono per via asessuata:
si scindono, formano gemme o producono spore, le quali germinano
dando vita a un nuovo individuo, clone del precedente. "Se invece le
condizioni cambiano e diventano improvvisamente ostili", prosegue
Graniti, "questi organismi fanno ricorso alla riproduzione sessuata
per aumentare la loro variabilità genetica. Anche in questo caso la
modalità è diversa a seconda delle specie. Alcune emettono spore
sessuate in grado di fondersi e di unire i loro Dna, altre modificano
la loro struttura e sviluppano veri e propri organi sessuali". "In
conclusione", dice Graniti, "la riproduzione sessuata richiede un
grande dispendio di energie. I funghi lo sanno e si limitano a farlo
solo quando è strettamente necessario". La stessa filosofia è seguita
da tutti gli altri organismi inferiori. Solo gli animali superiori,
come i vertebrati, non sono così "evoluti" nelle loro strategie
riproduttive e continuano a praticare il sesso.