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Archeologia ritrovamenti, religione cattolica
Un fratello di nome Gesù



Clamore nel mondo scientifico e in quello cristiano per l' iscrizione del 60 d.C. che parla di 'Giacomo, figlio di Giuseppe e fratello di Gesù'. Per gli esperti è la prima testimonianza archeologica dell' esistenza di Cristo
Cinque parole scolpite nella pietra hanno attraversato, ignorate, duemila anni di storia, fino a quando hanno incontrato gli occhi esperti di chi ha saputo coglierne il significato. André Lemaire, professore di Filologia ed Epigrafia ebraica alla Sorbona di Parigi, era stato invitato dall' Università ebraica per un periodo di ricerca a Gerusalemme. Sei mesi, da aprile a settembre di quest' anno, da dedicare allo studio della lingua ebraica; ma qualcosa di inaspettato ha spezzato la routine dei giorni passati ad analizzare iscrizioni semitiche. 'Per puro caso', racconta a Newton Lemaire, 'ho conosciuto un collezionista di reperti archeologici. Mi ha detto che aveva qualcosa di interessante da mostrarmi; incuriosito, gli ho dato un appuntamento. Ha portato una serie di foto, tra le quali mi ha colpito quella di una scritta in aramaico (la lingua di Gesù) incisa su un' urna di pietra risalente al primo secolo dell' era cristiana. L' incisione era chiara e l' ho decifrata facilmente, le cinque parole dicevano: 'Giacomo figlio di Giuseppe fratello di Gesù'. André Lemaire si è subito reso conto di avere visto quella che può essere la prima testimonianza dell' esistenza di Cristo e ha pubblicato la sua scoperta sulla più autorevole rivista del settore, la Biblical Archaeology Review. 'Si tratterebbe della prima prova archeologica', precisa Giuseppe Barbaglio, esperto biblista e autore di Gesù di Galilea, un' indagine storica (edizioni Dehoniane). 'Esistono infatti anche prove letterarie, moltissime delle quali non cristiane, come quelle che ci vengono dallo storico romano Tacito'. Lemaire ha iniziato così un lavoro investigativo per trovare l' identità dei nomi sull' iscrizione, con la consapevolezza che si tratta di un lavoro scientifico, separato dalle questioni legate alla fede. Troppo perfetta per essere vera?: la notizia della scoperta si è diffusa rapidamente in tutto il mondo, suscitando reazioni opposte. Gli esperti sono comunque certi che l' argomento diventerà un 'tormentone' scientifico dei prossimi anni (Discovery Channel ha già preparato un documentario sull' argomento). Robert Eisenman della California State University è piuttosto scettico. La scoperta, afferma, 'è troppo opportuna, troppo perfetta'. Per altri ricercatori, invece, c' è da credere a Lemaire. James VanderKam, dell' University of Notre Dame (Usa), che dice: 'Prendo sempre molto seriamente le ricerche fatte da André Lemaire. Se la scritta è autentica, come sembra che sia, avremo una conferma non biblica dell' esistenza di Giacomo', e probabilmente anche di quella di Gesù. 'Ho analizzato l' iscrizione e l' ossario', riprende Lemaire. 'Non ho trovato niente che facesse pensare a un falso'. Le lettere, spiega lo studioso, sono state incise con un carattere corsivo usato solo dal 10 al 70 d.C., e l' urna è uguale a quelle usate dagli ebrei per i riti funebri tra il 20 a.C. e il 70 d.C: una scatola di pietra calcarea larga 25 centimetri, alta 30,5 e lunga 50,5 alla base e 56 in alto. Per quanto se ne sa, è stata trovata nei pressi del Monte degli Olivi, nella parte Est di Gerusalemme, una zona dove si trovano moltissime tombe ebraiche, e da dove, dice il Vangelo, Cristo è salito al cielo. Il parere di Lemaire sull' autenticità dell' ossario, basato sulla sua esperienza, è poi stato confermato dal laboratorio del Geological Survey di Israele, che ha analizzato scientificamente urna e iscrizione. Gli esperti hanno osservato la patina che ricopre l' iscrizione. 'Questa', spiega Lemaire 'è uno strato di sedimenti che si forma con il tempo sugli oggetti antichi, specialmente su quelli che si trovano a contatto con la terra'. La patina quindi racconta la storia dell' oggetto. Nell' incisione dell' urna non sono state trovate tracce di elementi sospetti, come pigmenti moderni, né segni dovuti ad attrezzi o strumenti successivi alla costruzione. Inoltre, la patina aderisce perfettamente alla roccia, segno che non è stata aggiunta dopo l' incisione da qualcuno che voleva creare un prezioso falso storico. Fratelli e sorelle: mentre gli esperti confermavano l' autenticità dell' urna, Lemaire ha scavato nella storia cercando le testimonianze della vita di Giacomo e dei suoi rapporti con Gesù. Nel Nuovo Testamento, il termine 'fratello' indica sia la fratellanza carnale, sia quella spirituale, che unisce tra loro i cristiani o gli israeliti. Nel Vangelo di Marco e in quello di Giovanni si parla di fratelli e sorelle di Gesù, citando anche Giacomo; e Paolo, nella Lettera ai Galati, è nominato 'Giacomo, fratello del Signore', e dal contesto si capisce che si parla proprio di fratelli di sangue. Infine, Flavio Giuseppe, nelle Antichità Giudaiche, presenta Giacomo come il 'fratello di Gesù chiamato il Cristo'. Nello stesso testo si racconta anche che Giacomo, diventato una delle figure di spicco della chiesa di Gerusalemme, morì nel 62 d.C., un dato che coincide perfettamente con la datazione dell' urna. Il rituale funebre ebraico prevedeva infatti che il corpo rimanesse un anno in una tomba, e solo dopo questo periodo le ossa venivano messe nell' urna. Così si arriva al 63, secondo Lemaire l' anno in cui molto probabilmente è stato inciso l' ossario. Di fratelli di Gesù si parla spesso anche nei Vangeli apocrifi, cioè nascosti, che la Chiesa escluse dalla dottrina ufficiale, ma che influirono comunque sulla tradizione. Senza di essi, per esempio, non ci sarebbero l' asino e il bue nel presepe. Uno di questi testi, dice Lemaire, 'il Protovangelo di Giacomo, presenta Giacomo come il figlio di Giuseppe che guidò l' asina su cui viaggiò Maria verso Betlemme'. Un altro Vangelo apocrifo, la Storia di Giuseppe il falegname, parla di due sorelle di Gesù: Assia e Lidia. Accertata l' esistenza di un fratello di nome Giacomo nella vita di Gesù, Lemaire doveva trovare un collegamento tra il Gesù dell' urna e Cristo. Dice lo studioso: 'Giacomo non è chiamato 'il Giusto' (l' epiteto del fratello di Cristo), e non si dice che Gesù veniva 'da Nazareth' o fosse 'il Messia'. In mancanza di questi dettagli, non mi restava che calcolare quanti Giacomo, Giuseppe e Gesù con quei rapporti famigliari esistessero all' epoca'. Purtroppo erano tutti e tre nomi piuttosto comuni, il che non facilita la ricerca. 'Con i dati a disposizione', commenta Barbaglio, 'non si può uscire dal campo della probabilità, ma ci sono indizi che spingono verso l' identificazione di Gesù con Cristo'. Basandosi sui nomi ritrovati nelle iscrizioni dell' epoca e considerando che Gerusalemme nel primo secolo doveva avere circa 40mila abitanti, Lemaire ha calcolato che solo una ventina di persone potevano essere 'Giacomo figlio di Giuseppe fratello di Gesù'. Non molte, ma ancora troppe per essere certi dell' identificazione. Tuttavia, afferma Lemaire, 'bisogna tenere conto che mentre la citazione del padre del defunto su un ossario è molto comune, quella del fratello è rarissima; forse il fratello di questo Giacomo aveva un ruolo particolare nella cerimonia funebre, o più probabilmente era un personaggio famoso e la morte di Giacomo è collegata a questa figura. Fino a oggi, su 233 ossari trovati e studiati, solo in un altro caso si è trovata la citazione del fratello del defunto. Alla luce di questo, l' identificazione di 'Giacomo figlio di Giuseppe fratello di Gesù' con Giacomo il Giusto, fratello del Messia e leader della comunità cristiana, diventa estremamente probabile'. Lasciarsi prendere dall' entusiasmo è facile: si possono trarre conclusioni che vanno oltre la realtà dei fatti. 'Io sono cattolico' dice l' esperto, 'ma lascio da parte la fede, e lavoro come uno storico, cioè studiando in modo critico le fonti'. Solo così si può scoprire se davvero abbiamo trovato la prima traccia archeologica di Gesù di Nazareth. La purezza della Madre: l' esistenza di un 'fratello di Gesù' si scontra con il dogma della verginità di Maria. Un problema che ogni confessione cristiana ha risolto diversamente:le sfumature di significato della parola 'vergine' sono molteplici. Il vocabolo indica in primo luogo 'una giovane donna matura', cioè una ragazza, senza che l' accento cada necessariamente sull' integrità fisica. Questa però costituisce una dimensione importante, la base per istituire un nesso con la purezza spirituale e mentale. Nel linguaggio religioso il termine evoca spesso l' idea di freschezza e di vitalità. In questo senso la verginità non esclude necessariamente la maternità: nell' antica Grecia, Atena, la Vergine cui è stato dedicato il Partenone, talvolta è chiamata anche Madre. In diverse religioni si parla di una 'vergine' che partorisce un bambino divino: una 'nascita virginale', caratterizzata da un concepimento e un parto miracolosi. Da un punto di vista religioso, che la madre sia tecnicamente vergine è secondario rispetto al fatto che essa concepisce e partorisce in un modo fuori del comune, appropriato all' irrompere della divinità nell' esperienza umana. Il concetto di nascita virginale è familiare a numerosi popoli africani come pure agli Eschimesi, agli Apache e ai Navajo. Era familiare anche agli antichi Egizi, ai Toltechi e agli Aztechi, ed è interessante notare come presso questi popoli il concepimento avvenisse grazie all' 'alito' di Dio, ossia lo spirito divino (spiritus in latino significa soffio). Il motivo della nascita virginale si ritrova, con diverse sfumature di significato, almeno in tre religioni: induismo, buddhismo e, ovviamente, cristianesimo. Il Nuovo Testamento, nel Vangelo secondo Matteo (1, 23) e nel Vangelo secondo Luca (1, 27) afferma la verginità di Maria prima della nascita di Gesù. L' idea della verginità dopo il parto si afferma in seguito. Tra i padri della chiesa, Giustino è il primo a indicare Maria come Vergine per eccellenza, seguito da Ireneo di Lione e Origene. Nel concilio di Efeso (431), che consacra il titolo di Maria 'madre di Dio', la verginità è sottintesa; essa però viene solennemente dichiarata nel concilio di Costantinopoli III (681). La verginità di Maria passa anche nel Corano, che loda rispettosamente la sua figura e parla di Gesù come del 'figlio di Maria'. Il culto di Maria si perfeziona nel Medioevo, anche attraverso una serie di approfondimenti teologici: all' inizio del Paradiso, per esempio, Dante si rivolge a Maria come alla 'Vergine Madre, figlia del tuo figlio'. Il movimento devozionale è accompagnato dal moltiplicarsi delle reliquie della Vergine (cintura, capelli, perfino il latte): tutto ciò viene messo in discussione dalla Riforma protestante nel XVI secolo con critiche anche violente. La spiritualità mariana scompare progressivamente dall' orizzonte della Riforma, diventando anzi nel corso dei secoli successivi una delle barriere più tangibili tra cattolicesimo e protestantesimo. Oggi, si trovano tre interpretazioni del 'fratello di Gesù'. Per i protestanti, Giacomo è il vero fratello di Gesù; per gli ortodossi Giacomo è figlio di un precedente matrimonio di Giuseppe; infine i cattolici vedono in Giacomo un cugino di Gesù. Eugenio Merzagora.
Murianni Massimo

Newton 01 dicembre 2002



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