Newton
 Newton.club  
 Utente:  
 Password:
Registrati  
  METEO | ANNUNCI | TRAFFICNEWS
Cerca nel sito nel web con
Primopiano Speciali Curiosità Archivio Recensioni Newton
 news
 appuntamenti
 video del mese


 quiz d'intelligenza
 test
 domande/risposte
 sondaggio
 scommetti sul futuro

 video e audio
 download
 link
 arretrati

 libri del mese
 libri per ragazzi
 libri in pillole

 in edicola
 newsletter
 abbonamenti
 abbonamenti estero
 newton nel mondo
 allegati

CONTATTACI   PUBBLICITA'
Archivio
  2004
  2003
  2002
  2001
  2000
  1999
  1998
  1997
Droga
Droga le nuove risposte



Una cannabis venti volte più potente, ecstasy e anfetamine in aumento, l'età della "prima volta" che si abbassa. Mentre in Italia si scatena il dibattito su proibizione e liberalizzazione, gli scienziati rivedono la distinzione tra sostanze leggere e pesanti. Ma anche il concetto di dipendenza
L'allarme in Italia è scattato dopo il rapporto delle Nazioni Unite presentato a Roma a fine settembre: la produzione, il traffico e l' abuso delle sole droghe sintetiche (amfetamine, ecstasy) sono aumentati in modo preoccupante. I sequestri sono passati da 4 tonnellate del 1991 a circa 40 nel 2001.Più di 40 milioni di persone nel mondo hanno consumato amfetamine ed ecstasy negli ultimi 12 mesi; i laboratori clandestini sono in grado di produrre un milione di pasticche di ecstasy alla settimana. Un mercato che muove 65 miliardi di euro all'anno, con profitti del 3000 4000 per cento. Le sostanze sintetiche, considerate dall'Ufficio dell' Onu contro le droghe e il crimine "il nemico pubblico numero uno", non sono le sole a creare preoccupazione. Per esempio l'Europa registra una crescita del consumo di cocaina, mentre in Italia sono aumentate anche le quantità di hashish sequestrato. Dati che offrono solo un' idea della realtà. Perché, secondo gli esperti, a ogni partita di droga requisita corrisponde una quantità dieci volte superiore in circolazione. E perché c' è il sommerso del fai da te: cannabis, funghi allucinogeni legali, barbiturici, tranquillanti, anestetici e colle: fumati, calati (inghiottiti), sniffati. Spesso mescolati con l' alcol (lo testimoniano le 180.000 bottiglie di birra alla cannabis sequestrate a ottobre in diverse regioni italiane) alla ricerca di uno sballo sempre più precoce, che fa anticipare l' iniziazione verso i 14 anni e anche prima. E pensare che quando nel 1948 fu istituita l'Organizzazione mondiale della sanità, solo diciotto sostanze derivate da oppio, coca e cannabis erano tenute sotto il controllo internazionale. Oggi sono migliaia (2000 solo i possibili derivati dalle amfetamine) e anche in Italia gli esperti lavorano per aggiornare la lista di ciò che è proibito, impegnati in una affannosa corsa contro il tempo, dovuta alla rapidità con cui si possono creare molecole sempre nuove e devastanti. L'elenco che la Commissione del Consiglio superiore di Sanità sta preparando prevede due sole tabelle, quella dei farmaci (metadone compreso) e quella delle droghe, di tutte le droghe. Fatto, questo, che insieme all' iniziativa del vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini di affrontare questa battaglia "senza compromessi" ha suscitato non poche polemiche. Proibizionisti e antiproibizionisti si fronteggiano: la nuova legge che il Governo vuole emanare entro la fine dell' anno, dovrebbe punire l' abuso, lo spaccio ma anche il semplice uso di qualsiasi sostanza, cannabis compresa. Sul versante opposto i partiti laici, radicali in testa, rivendicano il diritto dell' individuo a una scelta libera e informata. Neuroscienziati e tossicologi, infatti, alla luce degli studi effettuati su lunghi periodi hanno rivoluzionato alcuni concetti: la distinzione fra droghe leggere e pesanti è superata; anche i derivati dalla cannabis (soprattutto quelli attualmente in circolazione, più potenti perché con concentrazioni del principio attivo fino al 10 20 per cento) provocano danni all' organismo, in particolare al cervello. Persino il significato di dipendenza trova una nuova definizione. "Esistono meccanismi neurobiologici che creano dipendenza. Alcuni sono intrinseci alla droga stessa, altri dipendono dalle persone", spiega Gaetano Di Chiara, tossicologo e preside della Facoltà di Farmacia di Cagliari. "Dal punto di vista qualitativo non esiste una grande differenza tra amfetamina, cocaina, eroina, cannabis, alcol e nicotina, perché tutte queste sostanze hanno la stessa proprietà: stimolano l' attività delle cellule nervose che utilizzano come neurotrasmettitore la dopamina e la liberano nell' area limbica, una zona molto antica del cervello, coinvolta nella risposta alle emozioni". "Anche un cibo molto buono", continua il tossicologo, " è in grado di produrre effetti simili a quelli delle droghe. Per esempio nei nostri esperimenti abbiamo visto che persino un famoso snack salato rilascia dopamina nell' area limbica. Ma, nel caso del cibo, con l' abitudine quella sensazione speciale non si riproduce più perché la dopamina non viene più liberata nel cervello". Infatti, spiegano gli esperti, la dopamina serve a fissare nella memoria associazioni positive con un evento, a imparare cosa è importante per la sopravvivenza della specie e dell' individuo. Anche la droga provoca le stesse associazioni, solo che per il nostro cervello rappresenta uno stimolo sempre nuovo che libera costantemente dopamina ogni volta che viene presa. "Tutte le droghe sono fruste biologiche per quei neuroni che l' evoluzione ha reso sensibili agli stimoli fondamentali per l' uomo", dice Gian Luigi Gessa, direttore del Dipartimento di Neuroscienze dell' Università di Cagliari. "Occhi, bocca, naso mandano segnali al nostro cervello, gli dicono stai attento, desidera, consuma, prova piacere nel farlo. E quando sei sazio smetti, altrimenti rischi di star male. Lo stimolo naturale, infatti, è equilibrato, ma queste sostanze sono come una chiave falsa in grado di aprire serrature che la natura ha messo lì per altri scopi". Una chiave che crea tolleranza, cioè bisogno di quantità sempre maggiori perché lo stimolo sia sempre nuovo; danni all' organismo, che spaziano dai problemi di memoria ai disturbi dell' umore, all' aggressività; dipendenza, quando si smette si sta male e non solo fisicamente. "Oggi non ha importanza il concetto di leggero o pesante", sostiene Di Chiara, "meglio parlare di più o meno pericoloso, legato alla capacità di modificare il comportamento". Ma se non esistono più droghe leggere, quando scatta la dipendenza ? "Il pericolo", risponde, "è nell' associazione patologica droga piacere. Si prende una sostanza, nicotina o cannabis, amfetamina o alcol, che ha proprietà gratificanti e libera dopamina nei centri cerebrali del piacere. E si è spinti a ripetere l' esperienza". "È un impulso psicobiologico: gli stimoli", continua Di Chiara, "assumono un impatto sul nostro comportamento, diventano particolarmente potenti ed efficaci, anche quelli più banali che da soli non rappresenterebbero un' istigazione al consumo. Per esempio, quante volte si accende una sigaretta solo perché se ne sente l' odore o perché altri stanno fumando ? Tutto ciò che noi associamo al fumo diventa una sollecitazione". E ribadisce Gessa: "Dipendenza significa che quella sostanza mi piace tanto da indurmi a ripetere l' esperienza, che ogni volta è sempre più seducente. È simile al desiderio di bere di un assetato, di mangiare di un affamato". Con variazioni di intensità che fanno dire a farmacologi come Di Chiara che "non c' è la tossicodipendenza in senso astratto, c' è la situazione limite e tanti stadi intermedi. Ma, soprattutto, ci sono le reazioni individuali alla sostanza. Non è detto", spiega Di Chiara, "che una persona debba inevitabilmente arrivare al punto estremo; è molto facile, invece, che dall' uso saltuario passi a uno più frequente. Perché ? Ci sono diverse ipotesi, ma per ora non sono stati ancora chiariti i fattori legati alla personalità di un individuo". Quanto giocano, per esempio, il desiderio di sensazioni forti (magari lo stesso che porta a praticare il jumping), il bisogno di novità, la ricerca di rapporti sociali più facili o la voglia fare qualcosa di diverso ? Alcuni studi hanno rilevato che spesso chi usa la cannabis per molto tempo soffre di problemi neurologici e patologie dell' affettività. Resta un dubbio, per ora: questi sono gli effetti dell' abuso oppure una persona è, per esempio, depressa e si "aiuta" come può ? "Chi prende le droghe", sostiene Gessa, "lo fa per raggiungere una situazione di "alterata normalità psicologica": si sente più simpatico, più bello, più forte, più bravo a scuola. Tutte sensazioni, appunto; non realtà. Queste persone non sono più loro, vogliono essere sempre quell' altro. È una sorta di "innamoramento deviato" che prende il posto di quello vero, con una forza straordinariamente più intensa. Perché l' eroina, la cocaina, la cannabis hanno più capacità di sollecitare i neuroni degli stimoli naturali". "Ma dipendenza", continua Gessa, "non si identifica con frequenza. Si può essere dipendenti anche con una sniffata o una canna solo nel week end e lo si è perché sono le circostanze a spingere al consumo, e hanno la meglio sulla volontà. Le ricadute sono la vera malattia dei tossicodipendenti. È lo stesso meccanismo che spinge l' alcolista che ha deciso di rimanere astemio a entrare in un bar e a bere perché lo fanno gli altri". "Farsi", perché lo fanno gli altri: fumare uno spinello, prendere una pasticca, sniffare popper, usare sonniferi, il tutto mescolato all' alcol. "Infatti non ci sono più ragazzi che scelgono la loro sostanza", afferma Raffaele Visintini, psichiatra e docente di Psicologia di comunità all' Università Vita e salute del San Raffaele di Milano. "Oggi si consumano più sostanze, marijuana, hashish, popper e se per caso circola cocaina, anche quella. Perché nella mente dei ragazzi c' è soprattutto il concetto di sostanza che aiuta la disinibizione". Visintini ha coordinato una ricerca su oltre 2300 ragazzi milanesi dalla quale emerge un quadro inquietante. "I ragazzi non hanno assolutamente idea della pericolosità delle droghe", osserva Visintini, "perché si fidano di ciò che dicono i compagni o che trovano su Internet, che gioca sulla disinformazione. Poi emerge l' elevato consumo di alcol, che deve preoccupare quanto l' uso della marijuana. Ma soprattutto", continua Visintini, "vedo un' assenza totale degli adulti, a casa e a scuola. I ragazzi sono soli e gli adulti disattenti. Non è concepibile che uno studente vada in bagno a farsi una canna e nessuno se ne accorga". Che fare, allora, proibire, almeno agli adolescenti ? "Se i ragazzi vogliono trasgredire", dice Visintini, "lo fanno comunque. Sappiamo che si può sfuggire al controllo. Però non si può sfuggire alla responsabilità di se stessi. Bisogna togliere a droga e alcol la connotazione trasgressiva e nello stesso tempo responsabilizzare i giovani sul benessere del corpo, magari facendo leva sulle tendenze salutiste. E non ci si può sentire la coscienza a posto solo perché li si sommerge di notizie: l' informazione da sola non modifica il comportamento, è il dibattere, che permette al ragazzo di costruirsi una propria opinione". Ha ancora senso distinguere tra droghe leggere e pesanti? Gli scienziati hanno ormai eliminato la distinzione fra leggero e pesante. Parlano piuttosto di pericolosità maggiore o minore, legata alla capacità della sostanza di modificare il comportamento. Amfetamine, ecstasy, preparati volatili come il popper, termine che oggi indica diversi prodotti che si possono inalare, non sempre sono percepiti come pericolosi. In realtà provocano disturbi fisici e psichici, che possono venire potenziati dall' alcol. La psichiatria internazionale ha codificato sette criteri per identificare la dipendenza dalle droghe. Spendere molto tempo in attività con le quali ottenere la sostanza; continuare il consumo, nonostante la decisione di smettere; difficoltà di controllare l' assunzione; insistenza nel consumo anche se ha provocato problemi di natura sociale, medica, familiare. La contemporanea presenza di almeno tre di queste condizioni fa scattare la diagnosi di dipendenza, indipendentemente dal tipo e dalla quantità di droga. È meglio vietare o liberalizzare ? La nuova legge che il Governo vuole emanare entro la fine dell' anno prevede la punizione per abuso, spaccio e uso di qualsiasi sostanza, cannabis compresa. Contro questa proposta e l' accusa di incitare all' uso di cannabis si sono mobilitate le più grandi rockstar italiane su iniziativa di Vasco Rossi che hanno firmato un manifesto di protesta. Gli antiproibizionisti si battono da anni per la distribuzione sotto controllo di droghe come l' eroina e la liberalizzazione, cioè la diffusione commerciale libera, di derivati della cannabis. Per Alessandro Litta Modignani, consigliere per la Lombardia dei radicali, "con la liberalizzazione verrebbero tenute sotto controllo sostanze che sono pericolosissime perché provengono dal mercato illegale". Così la droga inganna il cervello: perché assumendo stupefacenti i centri del piacere sono sollecitati in modo anormale. Nel nostro cervello esiste l'area limbica, che comprende parte della corteccia e alcune strutture come l'amigdala, il nucleo accumbens, l'area tegumentale ventrale. Queste parti del cervello servono a farci sentire gli stimoli, fisici ed emotivi, fondamentali per la sopravvivenza come il desiderio di mangiare, bere, provare piacere sessuale. Stimoli nuovi e particolarmente salienti dal punto di vista emotivo liberano in queste aree la dopamina, un neurotrasmettitore che serve a fissare come piacevole un'esperienza nella memoria. Ma quando si ripete questa stessa esperienza, il cervello è ormai abituato e non libera più il neurotrasmettitore. La droga, invece, riesce a ingannare il cervello presentandosi come uno stimolo piacevole sempre nuovo, quindi provoca costantemente il rilascio di dopamina. La prima volta a 12 anni: l'età della prima volta: l' ingresso nella scuola superiore, le prime amicizie, l' apertura verso il mondo esterno, la prima esperienza sessuale, il primo spinello, la prima sbronza. I quattordici anni sono l' età che gli studiosi del San Raffaele di Milano hanno individuato come significativa nella loro ricerca sui comportamenti a rischio degli adolescenti milanesi: 2362 ragazzi fra i 14 e i 19 anni degli istituti superiori. Spiega lo psichiatra Raffaele Visintini, coordinatore della ricerca: "Per la maggioranza degli studenti la prima assunzione di una sostanza, marijuana in testa, seguita da cocaina, si rileva intorno ai 14 anni, ma c' è una buona percentuale che comincia già a 12. Ciò dimostra come le prime esperienze si concentrino nel passaggio dalla media inferiore alla superiore. Poi, però, dai 16 ai 19 anni la percentuale di chi si avvicina per la prima volta alla droga cala fino allo zero, forse perché l' hanno già fatto o non lo faranno mai. Perciò la prevenzione deve puntare sul periodo 12-16 anni". Ma altri dati inquietano. Il maggior consumo avviene a scuola, poi in discoteca. Più della metà di chi ha "fumato" nell'ultimo mese (con un picco ai 14 anni) ha usato anche altre sostanze. Aumenta anche il consumo di alcol, spesso associato a più droghe. E conclude Visintini: "Le domande dei ragazzi dimostrano che hanno le idee poco chiare su alcol, droga, sesso sicuro. Infatti chi assume droghe è sessualmente più attivo e promiscuo degli altri. Inoltre, più cresce il consumo più aumentano le condotte a rischio e diminuisce la capacità di "contrattare" l' uso del preservativo: anche la conoscenza del pericolo Aids non influisce sulla scelta di attuare o no comportamenti a rischio". Le principali droghe e i loro effetti: sostanza: Cannabis (Cannabis sativa, Cannabis indica): dalla pianta si ricavano marijuana, hashish, olio di hashish. Il principio attivo è il delta 9 tetraidrocannabinolo (THC). Meccanismo d'azione: agisce sui neuroni dell'ippocampo, area del cervello essenziale per la memoria. Aumenta la dopamina nel circuito del piacere, che si trova nel sistema limbico del cervello. Effetti immediati: dà senso di benessere, euforia, aumento delle percezioni, riso contagioso, parlantina sciolta, disibinizione psicologica e comportamentale. Effetti a breve termine: dà aumento dell'appetito, accelerazione delle pulsazioni, interferenze con la memoria a breve termine. Inibisce la concentrazione e la capacità di svolgere attività complesse. Provoca sonnolenza e apatia. In forti dosi la percezione di suoni, colori e altre sensazioni si acutizza o si distorce e il pensiero diventa lento e confuso. Effetti a lungo termine: riduce gli ormoni sessuali maschili con atrofia degli organi genitali, agisce sul feto con ritardi nella crescita. Procura danni all'apparato respiratorio (contiene più catrame di una sigaretta forte). Provoca manie di persecuzione, gravi disturbi dell'umore. Ha effetti sulla memoria e le capacità di apprendimento. Dipendenza: il THC viene eliminato molto lentamente e permane nell'organismo per settimane, per questo probabilmente con l'uso quotidiano si sviluppa tolleranza. Possibile la dipendenza psicologica. Sostanza: Coca (Erythroxylon coca, Erythroxylon novogranatense) foglie, pasta, cocaina, crack. Meccanismo d'azione: inibisce i neuroni periferici che comunicano i segnali di dolore. Prolunga e intensifica gli effetti dei neurotrasmettitori nel sistema nervoso centrale. Aumenta la dopamina nel circuito del piacere. Effetti immediati: suscita una sensazione di benessere fisico e mentale, euforia. Aumenta la sensazione di lucidità mentale, la capacità di comunicare e di sopportare fame e fatica. Effetti a breve termine: causa perdita di appetito, aumento del battito cardiaco e della pressione; comportamenti stravaganti e talvolta violenti. Dosi maggiori provocano allucinazioni, senso di potere, ipereccitabilità, irritabilità. Una dose eccessiva può provocare convulsioni, emorragia cerebrale. Effetti a lungo termine: distrugge le mucose nasali se sniffata, dà problemi respiratori se fumata e malattie infettive se iniettata. Provoca perdita di peso, disorientamento, apatia, allucinazioni, delirio. La cocaina permane anche 100 giorni dopo la sospensione nell'area frontale del cervello, quella che controlla pensiero critico, comportamento e organizzazione. Dipendenza: si sviluppano tanto una forte tolleranza che una dipendenza di tipo psicologico. Sostanza: Oppio (Papaver somniferum L.). Contiene diversi alcaloidi, per esempio la codeina e la morfina. L' eroina è un oppiaceo semisintetico estratto dalla morfina. Il termine oppioide viene genericamente applicato agli oppiacei e alle sostanze sintetiche, per esempio il metadone, che hanno effetti analoghi a quelli della morfina. Meccanismo d'azione: agisce bloccando il neurotrasmettitore Gaba che di solito tiene "a freno" il circuito del piacere. In questo modo vengono liberate grandi quantità di dopamina che si accumula in questo circuito. Effetti immediati: provoca un senso di euforia e di benessere dovuto alla riduzione di tensione, ansia e depressione. Effetti a breve termine: può dare nausea e vomito. Fa venir meno la capacità di concentrazione; crea apatia, rallenta l'attività fisica. Effetti a lungo termine: gli effetti piacevoli scompaiono rapidamente per il fenomeno della tolleranza. L'organismo è facilmente soggetto a infezioni, danni alle mucose nasali o alle vie respiratorie. Dal punto di vista mentale si hanno apatia, perdita di interessi, di senso del rispetto e del pudore che portano a violenza e prostituzione. Rischio di overdose nel caso dell'eroina. Dipendenza: rapido sviluppo di tolleranza e dipendenza fisica e psicologica. In particolare, per l'eroina, che è dieci volte più potente della morfina, bastano due settimane di assunzione per aver bisogno di aumentare il dosaggio. Le crisi di astinenza si presentano dopo otto ore dall'ultima assunzione e si protraggono con gravità decrescente per sei mesi. Sostanza: Ansiolitici e Barbiturici. Solitamente vengono presi insieme all' alcol o altre droghe. Meccanismo d' azione: agiscono sul Gaba aumentando la quantità di dopamina. Effetti immediati: aiutano ad abbassare il livello di tensione, stress, ansia. Procurano una gradevole sensazione di calma e benessere, facilitano il sonno. Effetti a breve termine: diminuiscono le risposte emozionali, riducono le inibizioni, l' attività mentale, la prontezza di riflessi. In dosi superiori possono provocare perdita della coordinazione muscolare, vertigini, pressione bassa, svenimenti. Effetti a lungo termine: si hanno sintomi fisici e psicologici quali mal di testa, irritabilità, diminuzione della memoria, depressione, insonnia, tremore. Si possono presentare sintomi di grave insufficienza respiratoria, calo di pressione e della temperatura. Dipendenza: si sviluppa rapidamente tolleranza, dopo circa due settimane possono diventare inefficaci contro insonnia o depressione. Sostanza: Amfetamine, Ecstasy. Comprendono stimolanti e sostanze del gruppo ecstasy. Ci sono anche amfetamine allucinogene. Meccanismo d'azione: agiscono sui neuroni controllati dalla serotonina che a sua volta controlla umore, sonno, fame, comportamento sessuale. Fanno degenerare i neuroni di precise zone del cervello (Substantia nigra, nucleo striato) che controllano la vita vegetativa. Effetti immediati: modificano l'umore con o senza allucinazioni, hanno un risultato rapido e potente. Hanno effetti simili a quelli della cocaina, per esempio senso di forza e resistenza alla fatica. Effetti a breve termine: si perde l'appetito, respiro e ritmo cardiaco accelerano, la temperatura si alza. Il comportamento si fa insolito, a volte violento, con stati di ipereccitabilità, irritabilità fino ad atteggiamenti paranoidi. Dosi eccessive possono provocare convulsioni, emorragie cerebrali, arresto cardiaco. Effetti a lungo termine: danno problemi respiratori, infezioni, disorientamento, danni al fegato, apatia. Bloccano la rigenerazione dei neuroni della memoria a lungo termine. Anche piccole dosi possono provocare sintomi e danni al cervello simili a quelli riscontrati nel morbo di Parkinson (rigidità, tremore, lentezza, riflessi compromessi). Forse l'effetto tossico è accelerato da problemi di metabolismo. Dipendenza: queste sostanze sviluppano tolleranza e dipendenza psicologica. Sostanza: Allucinogeni. Lsd, Pcp, mescalina (principio attivo del peyote) e psilocibina (si trova in alcuni funghi). Meccanismo d'azione: fanno in modo che i segnali nervosi vengano trasmessi a cellule che non sono il normale bersaglio, per cui, per esempio, un suono arriva alle cellule della vista e non dell'udito. Effetti immediati: allucinazioni, alterazioni delle percezioni, facilità di comunicazione come nell'ecstasy (vengono usati nei rave party). A volte le sensazioni possono essere molto negative. Effetti a breve termine: provocano una percezione distorta di profondità e tempo; situazione di rischio nella guida; ansia, disorientamento, depressione. In proporzione gli effetti fisici sono leggeri in confronto a quelli emozionali e psicologici. Effetti a lungo termine: forniscono la sensazione di possedere capacità soprannaturali e di avere percezioni reali. Pertanto la persona diventa irrazionale, distruttiva e pericolosa per sé e gli altri. Si ha ritorno di allucinazioni (flash back) anche due anni dopo il consumo. Dipendenza: gli effetti mentali possono essere irreversibili e generare dipendenza psicologica.
Giongo Patrizia, Piazza Marco

Newton 01 novembre 2003



Copyright 2008 © Rcs Periodici Spa - Direttore Responsabile: Giorgio Rivieccio
Per la pubblicità contatta RCS pubblicità SpA - P.IVA:09649920155