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Nobel per la fisica all'italiano Riccardo Giacconi


Lo scienziato, che vive in America dal 1977, ha aperto una nuova finestra per lo studio dell'universo: l'astronomia a raggi X
Che nell'Universo ci fossero altre radiazioni oltre quelle 'visibili' che permettono ai nostri occhi e ai nostri telescopi di ammirare stelle e pianeti, Riccardo Giacconi ne era convinto già dagli Anni '50 quando, lasciata l'Italia, iniziò a fare ricerca negli Stati Uniti. Per questo, primo ricercatore al mondo, nel 1962 ebbe l'intuizione di mandare nello spazio un rivelatore di raggi X. Per salire sopra lo schermo dell'atmosfera terrestre (che blocca queste pericolose radiazioni) utilizzò un razzo le cui apparecchiature confermarono le sue ipotesi scoprendo una sorgente di raggi X in una stella binaria.

Nello stesso anno, in un memorabile articolo firmato insieme a Herbert Gursky, Paolini e Bruno Rossi, veniva riportata la prima osservazione di una sorgente a raggi X al di fuori del Sistema Solare: è questa osservazione che segna la nascita dell'astrofisica a raggi X.
Nel 1963 Giacconi propose la costruzione di un satellite dedicato alla astrofisica dei raggi X. Tale satellite fu costruito negli Stati Uniti fra il 1966 ed il 1970 e lanciato nel 1970 con un razzo americano Scout dalla base spaziale S. Marco dell'Università di Roma realizzata da Luigi Broglio in Kenya.

Questa missione segnò il raggiungimento della maturità nel settore dell'astrofisica a raggi X e diede la prima evidenza sperimentale della scoperta in sistemi binari sia di stelle di neutroni che di buchi neri, all'interno della nostra galassia. I risultati segnarono in quegli anni il record mondiale delle citazioni scientifiche non solo nell'ambito della fisica e dell'astronomia ma in tutti i settori delle scienze naturali.

Le ricerche di Giacconi proseguirono con l'ideazione del primo osservatorio spaziale per l'astronomia a raggi X; battezzato 'Einstein', il satellite fu messo in orbita nel 1978, fornì ottimi risultati tanto da rivoluzionare tutta questa branca dell'astrofisica, ma purtroppo non rimase operativo a lungo. 'Einstein' tracciò comunque la strada per altri satelliti come l'Exosat dell'Agenzia Spaziale Europea, il tedesco ROSAT (Roentgen Satellite) e l'AXAF (Advanced X-ray Astronomy Facility) sempre con il coinvolgimento di Giacconi e con una sensibilità cento volte superiore a quella di 'Einstein'.

Oltre allo sviluppo di tutta l'analisi dei dati da parte del gruppo diretto da Giacconi, l'osservatorio spaziale 'Einstein' sviluppò dal 1978 in poi un nuovo programma per scienziati visitatori da altre università sia a livello nazionale che internazionale e raggiunse un'attività per numero di partecipanti simile a quella dei maggiori osservatori nazionali operanti a terra. Questa missione condurrà oltre che ad un nuovo studio particolareggiato delle sorgenti galattiche anche all'identificazione delle prime sorgenti extragalattiche ed all'osservazione diffusa di raggi X dagli ammassi di galassie aprendo una nuova importante problematica nell'evoluzione e formazione dei sistemi galattici in cosmologia.

In seguito Giacconi si è dedicato all'astronomia e all'astrofisica ottica spaziale. Nel 1981 diventa il primo direttore del nuovo Space Telescope Institute della Johns Hopkins University a Baltimora appositamente creato per la gestione delle ricerche con il telescopio spaziale Hubble; nel 1995 torna in Europa per assumere la responsabilità dell'ESO (European Southern Observatory), mentre attualmente è presidente della AUI, l'associazione dei maggiori osservatori astronomici degli Usa che si trova a Washington.
09 ottobre 2002



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