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L'immagine di un volto registrata con soli 50 byte


Il sistema non solo pernette lo scambio veloce di fotografie via e-mail, ma puo' essere impiegato per controlli di sicurezza quando occorre verificare l'identità di una persona
Un team di ricercatori britannici ha risolto un problema legato all'invio di posta elettronica: come ricevere l'immagine del volto del mittente di un messaggio senza inviare un file troppo 'pesante' e senza dover aprire il programma di e-mail. La tecnica permette di memorizzare un volto umano in soli 50 byte. Anche se si tratta di un risultato molto recente, il sistema Facemail ha già suscitato un vivo interesse nel settore e, all'inizio dell'anno, ha vinto il primo premio nel prestigioso concorso europeo Digital Information Contents (Dicon) di Lisbona. Facemail è stato sviluppato da Chris Solomon e dai suoi collaboratori della School of Physical Sciences dell'Università del Kent. Solomon è impegnato da tempo in una ricerca sulle tecniche di imaging applicabili al mondo giudiziario; in particolare, possiede una vasta esperienza nella simulazione al computer mediante modelli, nella codifica e nel riconoscimento di volti umani. Il nuovo programma si serve di una tecnica di codifica del volto messa a punto da Solomon, con la quale un breve codice Pin facciale viene trasmesso nell'intestazione di un messaggio di posta elettronica. Successivamente il codice Pin viene decodificato e il viso è ricostruito con tecniche digitali, in modo da poterlo visualizzare su uno schermo.

Le possibilità applicative sono molteplici: ad esempio le facce delle persone che hanno inviato i messaggi possono essere visualizzate sullo schermo in modo poter fare una valutazione e dare una risposta in tempi rapidi. Oppure possono servire per assegnare priorità alla posta da aprire e disfarsi velocemente del junk mail. Ma sono anche un mezzo per conoscere meglio i colleghi di una grande organizzazione o per creare automaticamente un indirizzo di e-mail 'condensato', ossia la cosiddetta face library. Infine, Facemail è in grado di migliorare i contatti umani in Rete, ad esempio nelle chat line.

Il programma è l'evoluzione di un progetto precedente condotto dalla stessa equipe; questo riguardava un sistema simile per codificare le immagini di volti umani in blocchi di dati sufficientemente ridotti da poter essere inseriti in una striscia magnetica e in una chip card. In pratica questa tecnica permette di memorizzare un volto umano in soli 50 byte; banche ed esercenti possono poi decodificarlo e analizzarlo per verificare l'identità del possessore della scheda. Invece di servirsi delle tecniche di compressione dati tradizionali, è stata sviluppata una procedura di codifica particolare basata sulle caratteristiche del volto.

'Essenzialmente il viso di una persona può essere suddiviso in 50-100 elementi diversi. Associandoli alla corrispondente libreria di caratteristiche digitali, si può ricostruire l'immagine di una certa persona', ha spiegato Solomon. Il sistema originario si basava su un lettore di schede in grado di memorizzare i 2 Mbyte dei dati della libreria necessari per ricostruire il volto. Nello sviluppo del nuovo progetto si è invece fatto uso di Matlab, un sistema integrato di analisi del linguaggio tecnico e di dati. 'Riteniamo di essere riusciti a ridurre dell'80% circa il tempo necessario per creare il codice di programmazione. Di conseguenza abbiamo potuto concentrarci sugli obiettivi principali della nostra ricerca invece che sugli aspetti della programmazione', ha aggiunto Solomon. La tecnologia, che per il momento è stata concepita per visualizzare un'immagine che va verificata da un operatore umano, può essere usata in abbinamento con un sistema di telecamere per elevare il livello di sicurezza delle installazioni che prevedono transazioni in contanti, dei sistemi di controllo degli accessi in uno stabile, oltre che per semplificare il lavoro della Polizia.
19 novembre 2002



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