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'Taikonauti' cinesi in orbita entro l'anno


Con il lancio perfettamente riuscito della quarta capsula Shengzhou, la Cina ha completato le missioni di collaudo del veicolo destinato a inviare il primo equipaggio nello spazio
Pechino ha ufficialmente annunciato che prima della fine del 2003 sarà in grado di mandare nello spazio un astronauta. Bruciata oltre quarant'anni fa nella corsa fra Stati Uniti e Unione Sovietica per il lancio del primo uomo nello spazio - vinta al fotofinish da Mosca con lo storico volo di Yuri Gagarin - la Cina si candida così per la medaglia di bronzo, dopo anni di sperimentazione di grandi razzi vettori e di lanci di satelliti.

Il quotidiano ufficiale China Daily spiega che la capsula pilotata è in fase di montaggio e di sperimentazione. 'Il veicolo - ha dichiarato il direttore del centro aerospaziale di Shanghai, Yuan Jie, citato dal quotidiano - rappresenta i preparativi più sofisticati e completi messi sinora a punto per realizzare il sogno di un uomo nello spazio, a lungo accarezzato dalla nazione'.

La quarta ed ultima missione sperimentale della nave spaziale Shengzhou (Nave Divina) senza pilota è stata realizzata il 30 dicembre 2002 e sarà con ogni probabilità l'ultima prima del grande passo. La capsula Shenghzou IV era collocata in cima al grande razzo vettore Lunga Marcia 2F, lanciato in orbita dalla rampa del centro spaziale nella provincia di Gansu, nel nord-est del Paese, ed è stata recuperata come le precedenti, dopo alcuni giorni in orbita, nel deserto della Mongolia interna, nell'estremo nord.

La prima capsula della serie fu lanciata vuota il 19 novembre 1999, la seconda il 9 gennaio 2001 (a quanto si sa, orbitò 108 volte intorno alla Terra, con a bordo - secondo informazioni di stampa smentite però dalle autorità - una scimmia, un cane, un coniglio e alcune lumache), la terza (la prima a portare nello spazio dei manichini con sensori per rilevare parametri essenziali alla sopravvivenza umana, quali temperatura, pressione e livello di ossigeno) il 25 marzo 2002. Ora si attende l'esordio dei primi 'taikonauti' cinesi. Dopo gli astronauti americani ed i cosmonauti russi, dall'est arriveranno infatti i navigatori del tai kong, parola con cui si indica lo spazio in lingua mandarina, a sottolineare l'orgogliosa identità culturale che il grande e popoloso Paese asiatico porterà anche fuori dall'atmosfera. Un orgoglio celato e coltivato però finora solo nel chiuso dei centri spaziali e nei palazzi del potere, lontano dai riflettori e dal battage mediatico. Tanto che non si conoscono ancora né il numero né i nomi dei candidati al primo volo. Su Shuangning, un responsabile del programma spaziale di voli umani, ha detto solo che gli astronauti cinesi, tutti piloti da caccia dell'aeronautica, hanno seguito di recente, per la prima volta, un addestramento all'interno della capsula.

Qualche curiosità però filtra dalla segretezza che avvolge i preparativi e l'addestramento dei taikonauti. E così dalla tv di stato si è appreso, per esempio, che per i loro pasti a gravità zero saranno dotati di bustine di riso fritto al curry, manzo croccante e i tradizionali - e quanto mai appropriati - 'mooncakes' (dolci lunari) cantonesi. L'addestramento dei taikonauti - ha spiegato l'ingegnere capo del progetto Shengzhou, Qi Faren, citato dal quotidiano Sichuan Daily - dura dai tre ai cinque anni e comprende corsi in ingegneria missilistica, astronomia, telecomunicazioni, informatica e tecnica di volo manuale con i comandi di emergenza.

Per il suo programma spaziale, ha ricevuto una notevole assistenza da parte della Russia, con la quale ha firmato l'anno scorso un accordo di cooperazione della durata di cinque anni. In base a tale intesa, Mosca fornisce a Pechino tecnologie per i voli umani e addestra nelle sue basi futuri astronauti cinesi.

La vicinanza del grande appuntamento della Cina con lo spazio fa già da tempo guardare lontano a Pechino. I media statali hanno più volte detto e scritto che è in gestazione un progetto di invio di una sonda sulla Luna con lo scopo di preparare il terreno allo sbarco di taikonauti e forse alla costruzione di una base lunare abitata. E secondo quanto riferiscono diplomatici ed esperti dei programmi spaziali cinesi, Pechino già sogna Marte.
09 gennaio 2003



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