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Nobel per la medicina: un premio alla risonanza magnetica


Il riconoscimento per il 2003 è stato assegnato a Paul Lauterbur e Peter Mansfield per i loro lavori che rappresentano una svolta nella diagnostica e nella ricerca medica
E' un riconoscimento alla rivoluzione nella diagnosi resa possibile dalla risonanza magnetica, il Nobel per la Medicina assegnato alle ricerche pionieristiche dell'americano Paul Lauterbur e quelle dell'inglese Peter Mansfield, che successivamente hanno permesso di sviluppare ulteriormente la tecnica fino a tradurla in uno straordinario strumento diagnostico. Il premio, che viene attribuito fin dal 1901, vale oggi l'equivalente di 3,1 milioni di dollari.

Oggi la risonanza magnetica è diventata una tecnica di routine, utilizzata nei campi più diversi, che comprendono la diagnosi di malattie del cervello, quelle di cuore e vasi sanguigni, delle articolazioni. Nell'arco di una ventina di anni, questa tecnica ha permesso di fare diagnosi un tempo impossibili. Permette infatti di ottenere immagini assolutamente precise degli organi interni in modo assolutamente non invasivo e senza dolore. Si calcola che ogni anno nel mondo vengano fatte almeno 60 milioni di indagini utilizzando la risonanza magnetica e che questa tecnica sia in costante evoluzione, offrendo la possibilità di diagnosi sempre più accurate.

A Paul Lauterbur va il grande merito di avere aperto la strada alla tecnica della risonanza magnetica, un tempo utilizzata soltanto per studiare la struttura chimica delle sostanze. I perfezionamenti apportati successivamente da Peter Mansfield hanno fatto della risonanza magnetica una tecnica rivoluzionaria per la diagnosi.

Oggi la risonanza magnetica permette di ottenere immagini precise di lesioni presenti in ogni organo, ma il suo campo di applicazione per eccellenza riguarda la diagnosi di lesioni presenti nel cervello, come quelle provocate dalla sclerosi multipla, o nel midollo spinale. Quasi tutte le lesioni del sistema nervoso centrale comportano infatti delle alterazioni nel contenuto di acqua, un valore che viene molto facilmente rilevato dalle immagini ottenute con la risonanza magnetica. Nel caso della sclerosi multipla, per esempio, la tecnica permette di localizzare esattamente l'infiammazione, di valutarne l'intensità e di controllare gli effetti delle cure.

Lauterbur, 74 anni, adesso sta studiando le basi chimiche dell'origine della vita; Mansfield, 70 anni, appassionato di aeronautica e di linguistica, prosegue le ricerche sulla risonanza magnetica: i due ricercatori hanno proseguito in modo diverso la strada che li ha portati al più ambito dei riconoscimenti scientifici. Per entrambi il punto di partenza è stato lo stesso: come utilizzare il fenomeno fisico della risonanza per tradurre in immagini le lesioni presenti in organi e tessuti.

Nato il 6 maggio 1929 a Sidney, nell'Ohio, Lauterbur dirige attualmente il Laboratorio di Risonanza Magnetica dell'Università dell'Illinois. La sua carriera scientifica è cominciata come chimico al Case Institute of Technology di Cleveland e poi nell'Università di Pittsburgh. Dal 1969 al 1985 ha insegnato Chimica e Radiologia nell'Università di New York: sono stati gli anni delle ricerche per le quali oggi ha avuto il Nobel. Nel 1973 si trovò ad osservare, per caso, gli effetti di un'anomalia prodotta in un campo magnetico, ed è stato cercando di comprendere lo strano fenomeno osservato che gettò le basi per una delle più rivoluzionarie tecniche diagnostiche. Dal 1985 lavora nell'Università dell'Illinois, al centro di Chimica, biofisica, biologia computazionale e bioingegneria. Il principale interesse delle sue ricerche è stato l'origine della vita e oggi utilizza la risonanza magnetica per studiare le possibili forme di interazione tra piccole molecole e polimeri che potrebbero avere dato origine alla vita sulla Terra.

Sir Peter Mansfield è nato il 9 ottobre 1933 e lavora al Centro per la risonanza magnetica dell'Università di Nottingham. La sua carriera scientifica è cominciata come fisico all'Università di Londra, dove ha lavorato dal 1962 al 1964. Dopo un breve periodo negli Stati Uniti, nell'Università dell'Illinois, è tornato in Gran Bretagna, nell'Università di Nottingham, per poi trascorrere un altro periodo di lavoro in Germania, nell'Istituto Max Planck di Heidelberg. Oggi vive e lavora a Nottingham con la moglie Jean, dalla quale ha avuto due figlie. Le sue passioni sono la linguistica e soprattutto l'aeronautica, tanto che in gioventù ha preso i brevetti da pilota di aerei ed elicotteri.
13 ottobre 2003



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