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I raggi cosmici svelano la storia dei primi utensili dell'uomo


La paleontologia ha scoperto un nuovo metodo di indagine che consiste nell'analizzare la quantità di un isotopo radioattivo (il berillio) in campioni antichi di selce
Risale a un periodo compreso fra 400.000 e 200.000 anni fa il primo esempio finora noto di 'hi-tech' della preistoria: probabilmente in quell'epoca l'uomo si era già accorto che le selci trovate in superficie erano meno adatte alla lavorazione per la creazione di utensili e avevano una resa decisamente inferiore rispetto a quelle scavate sottoterra, in primitive miniere. Scoprirlo è stato possibile analizzando i segni lasciati sulla selce dall'azione esercitata dai raggi cosmici in decine di migliaia di anni.'E' solo il primo passo. Adesso abbiamo a disposizione un metodo che potrà essere applicato ad altri siti e ad altri periodi per ricostruire la storia della tecnologia della produzione di utensili in selce', ha osservato Giovanni Verri, che ha coordinato lo studio pubblicato sulla rivista dell'Accademia delle Scienze degli Stati Uniti, PNAS. La ricerca è stata condotta fra Italia (Università di Ferrara) e Israele (con l'università ebraica di Gerusalemme, dove lavorava Verri, e l'Istituto Weizmann).

Astrofisici e archeologici hanno lavorato insieme per verificare la possibilità di applicare a materiale archeologico una tecnica finora utilizzata soltanto in geologia. Il metodo va alla ricerca degli effetti prodotti nella materia dai raggi cosmici. Questi ultimi provocano delle reazioni nucleari che generano nella selce un isotopo radioattivo del berillio, il berillio 10. Con l'aiuto dell'acceleratore dell'Istituto Weizmann, gli studiosi sono andati a cercare la quantità di berillio 10 presente in selci trovate in due caverne, chiamate Tabun e Qesem, entrambe in Israele ed appartenenti allo stesso periodo, compreso fra 400.000 e 200.000 anni fa.

'La quantità dell'isotopo è proporzionale all'esposizione ai raggi cosmici. Di conseguenza - ha osservato Verri - nelle selci che sono state per un periodo prolungato in superficie la concentrazione di berillio 10 è maggiore rispetto a quella presente nelle selci nel sottosuolo'.

In media la quantità di isotopo contenuta in una selce che si trovava in superficie è maggiore di circa 50 volte, ha detto l'astrofisico Enrico Montanari, dell'Università di Ferrara. Il confronto tra le quantità di berillio 10 misurate negli utensili ritrovati nei due siti, confrontate con campioni di controllo di superficie e del sottosuolo ha permesso così di mettere a confronto la cultura tecnologica degli abitanti delle due caverne. 'Dai primi risultati ottenuti, il comportamento degli abitanti delle due caverne sembra essere stato diverso. Pare che gli abitanti di Tabun si siano procurati selce da sedimenti profondi, mentre gli abitanti di Qesem abbiano raccolto le selci dalla superficie o comunque da profondità molto minori'. Ma, precisa Verri, al momento 'si tratta di indizi'.

La certezza riguarda invece la validità della tecnica applicata allo studio dei primi utensili. 'La tecnica - ha detto - potrà essere utilizzata per indagini di questo tipo. In altre parole, si apre la possibilità di studiare lo sviluppo tecnologico umano nella preistoria'. Adesso ricerche analoghe andranno ripetute in altre caverne e in siti di altre epoche: per la prima volta si potrebbe ricostruire in modo sistematico il momento in cui l'uomo cominciò ad essere consapevole dell'importanza di avere a disposizione utensili più efficaci.

02 luglio 2004



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