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Supercellule da topi GM per ridurre test sugli animali


Invece di utilizzare le cavie, un gruppo di ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche propone di impiegare nei test solo cellule prelevate dal loro fegato.
Grazie alla tecnica basata sull'ingegneria genetica messa a punto dall'Istituto di Tecnologie Biomediche (ITB) del Consiglio Nazionale delle Ricerche, sarà possibile utilizzare sempre meno gli animali nella sperimentazione scientifica, nei laboratori e nelle industrie di tutta Europa. La tecnica italiana, rileva il CNR, è infatti ormai prossima al riconoscimento da parte del Centro europeo per la validazione dei test alternativi sugli animali (ECVAM).

La tecnica utilizza cellule del fegato (epatociti) che, avendo una vita molto più lunga rispetto alle cellule utilizzate attualmente, permettono di utilizzare nella ricerca un numero decisamente inferiore di animali. Le cellule super-longeve sono prelevate da topi geneticamente modificati introducendo, nelle loro cellule del fegato, uno dei geni implicati nello sviluppo dei tumori, l'oncogene c-met.
Attualmente per verificare gli effetti negativi di un farmaco o di una sostanza potenzialmente dannosa si utilizzano cellule animali in coltura, in particolare quelle del fegato, che però hanno vita breve e di conseguenza devono essere continuamente estratte dai topi. Con la nuova tecnica, alla quale ha contribuito l'università di Roma La Sapienza, l'oncogene rende le cellule praticamente immortali. ''In tal modo - spiega Vezzoni - non solo si può ridurre il numero degli animali uccisi, ma si semplifica anche il problema della standardizzazione, visto che si hanno a disposizione sempre le stesse cellule o comunque un numero limitato di linee cellulari''.

Il giudizio positivo del direttore del Centro europeo, Thomas Hartung, sulla tecnica italiana fa pensare ''ad un prossimo riconoscimento di questa tecnica come strumento valido a livello europeo per l'identificazione dei composti tossici diffusi nell'ambiente'', ha osservato il direttore dell'ITB e autore del brevetto CNR, Paolo Vezzoni.

Paragonato alle attuali colture cellulari, ha osservato Hartung, ''il nuovo metodo del CNR potrebbe risultare davvero utile per la messa a punto di un test semplice e in grado di ridurre significativamente il ricorso agli animali negli studi di tossicologia. Una volta validata - ha rilevato ancora - questa tecnica potrebbe costituire la base per un metodo sensibile, economico, veloce e affidabile per la valutazione precoce di un danno cellulare da agenti chimici tossici''.

06 dicembre 2004



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