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Una "banca della pelle" per i lavoratori a rischio


Gli utenti saranno gli stessi "donatori" (vigili del fuoco, artificieri, ecc.) che, in caso di emergenza potranno contare su un tempestivo trapianto
Una banca della pelle per il pronto utilizzo in situazioni di emergenza per lesioni da ustioni per lavoratori che fanno parte di categorie a rischio, come artificieri, vigili del fuoco, ma anche operai siderurgici. I donatori sono cioè le stesse persone che in un futuro potrebbero dover beneficiare dei tessuti coltivati e conservati nel deposito. E' il progetto pilota, a livello mondiale, seguito dall'Unità operativa di chirurgia plastica dell'Università di Genova diretta dal professor Pierluigi Santi e presentato nei giorni scorsi nel capoluogo ligure.

Nella banca potranno confluire anche cellule staminali ottenute dal grasso di persone che si sottopongono ad interventi di liposuzione e che potrebbero essere utilizzate sugli stessi pazienti in situazioni di necessità clinica. Le tecniche di coltura cellulare per la terapia degli ustionati - ha spiegato il responsabile del progetto, il professor Enrico Raposio - sono già in uso da una ventina d'anni però non si era mai pensato di fare dei prelievi ed aver già a disposizione i tessuti per i lavoratori a rischio. ''Queste tecniche di cultura cellulare - ha proseguito Raposio - necessita di circa 20 giorni, che è, per i pazienti con grandi ustioni, proprio il periodo più critico per quello che riguarda la terapia sia medica che chirurgica. Una metodica questa della conservazione, che dovrebbe quindi portare a grossi miglioramenti sia dal punto di vista del decorso clinico, che del risultato estetico".

Il progetto ha vissuto un periodo di sperimentazione di un paio d'anni nell'unità operativa inquadrata nel Dipartimento di discipline chirurgiche morfologiche e metodologiche integrate (DICMI) dell'Università di Genova dove si è costituito un laboratorio di ingegneria tissutale. Qui si è partiti dalla coltivazione di capelli per risolvere il problema della calvizie naturale, ma una volta individuate le cellule staminali si è pensato di utilizzarle per applicazioni cliniche. La pelle - ha proseguito Santi - è ottenuta attraverso la coltivazione di ''cellule pluripotenti" isolate da follicoli capilliferi.

In altre parole, i lavoratori che fanno parte delle categorie a rischio, possono donare una cinquantina di capelli, sui quali vengono individuate cellule staminali che serviranno a coltivare lamine di cheratinociti espansi (epitelio) da conservare in una "banca" seguendo la metodica della criogenia, una tecnica che prevede la conservazione nei vapori di azoto liquido a temperature molto basse e che permette il mantenimento per periodi illimitati. Il prelievo dei capelli avviene attraverso lo ''stripping'', cioe' lo strappo dei capelli dalla cute della regione occipitale ed è eseguibile in pochi minuti. A differenza delle altre banche di tessuti già esistenti, all'interno delle quali sono conservati campioni di tessuti ottenuti da cadavere o da una singola linea cellulare umana prelevata da una persona, in questo caso la banca si pone come un vero e proprio centro di deposito di lamine cutanee della stessa persona che successivamente potrebbe doverne beneficiare, evitando così anche il fenomeno del rigetto.

La banca, una camera bianca perfettamente sterile, che in termini scientifici viene indicata come ''Banca di crioconservazione della cute autologa", che sarà realizzata grazie al finanziamento della Fondazione Carige, dovrebbe essere pronta entro la fine di luglio e sarà ospitata nell'Unione operativa di Anatomia patologica dell'Università di Genova diretta dal professor Roberto Fiocca.

Secondo i dati forniti dal Ministero della Salute, di tutti i soggetti ustionati che hanno necessitato di cure sanitarie, il 20% circa presenta ustioni che hanno richiesto un intervento chirurgico, con un danno morfofunzionale permanente, mentre il 3% circa presenta ustioni estese oltre il 50% della superficie corporea, rappresentando un grave pericolo per la vita. Con questa banca, questi soggetti potranno, in caso di necessità ed in condizioni di urgenza, fruire rapidamente dei propri tessuti. Una seconda linea di ricerca che viene portata avanti dall'Unità operativa diretta dal professor Santi è anche quella di isolare cellule staminali dal grasso di persone che si sono sottoposte ad interventi di lipoaspirazione, ottenendo sia neuroni che cellule di tipo muscolare, utili addirittura per interventi sul midollo osseo.

01 giugno 2005



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