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  • L'ERA DEL LEP
  • Carlo Rubbia e Simon Van Der Meer trovano i bosoni W e Z, i vettori della forza debole. La prova definitiva dell'unificazione tra elettromagnetismo e forza debole. Ecco come appare la particella Z sui computer del Cern.

    IERI
    Per confermare la teoria elettrodebole, secondo la quale elettromagnetismo e forza debole hanno un'origine comune, gli scienziati dovevano provare l'esistenza di due particelle, i bosoni W e Z.
    Secondo la teoria, queste particelle erano i vettori, cioè i «trasportatori», della forza nucleare debole.
    Per trovare i due bosoni, serviva un nuovo acceleratore più grande e potente del PS.
    Dopo una serie di discussioni fra gli Stati Membri del Cern, si decise di estendere il sito del Laboratorio al territorio francese per costruire l'SPS, il Super
    Sincrotrone a Protoni, e di utilizzare il PS come iniettore.
    Il progetto, che prevedeva la realizzazione di un tunnel sotterraneo di 7 chilometri di circonferenza a una profondità media di 40 metri, fu completato in soli 4 anni e il primo fascio circolò nell'SPS il 17 giugno 1976.
    Il programma sperimentale iniziato l’anno seguente continua fino ai nostri giorni.
    Nel 1978, Carlo Rubbia trasformò l'SPS, che fino a quel momento aveva diretto il suo fascio verso bersagli esterni, in un collider protoni-antiprotoni.
    E proprio grazie a queste collisioni tra protoni e antiprotoni l’esperimento UA1 di Carlo Rubbia individuò nel 1982 le particelle W e Z.
    Fu così definitivamente dimostrata la teoria dell'unificazione della forza elettromagnetica con la nucleare debole.
    Due anni dopo Rubbia vinse il Nobel per la fisica assieme all’ingegnere Simon Van Der Meer, che collaborò in modo determinante alla realizzazione dell'esperimento.


    Il nuovo acceleratore LHC del Cern sarà pronto fra tre anni. Nella foto, una sezione di Atlas, uno dei revelatori di particelle di LHC.

    OGGI
    Il Cern non si era ancora ripreso dalle emozioni del Nobel, e già alcuni dei fisici coinvolti nell'esperimento UA1 avevano già cominciato a lavorare sul progetto di un nuovo collider a protoni molto più grande e potente di SPS.
    Si chiama LHC, Large Hadron Collider, ossia grande collisore di adroni (tutte le particelle contenenti quark), e quando sarà pronto, nel 2007, avrà un'energia di 14 TeV,14 migliaia di miliardi di elettronvolt, un numero enorme rispetto ai 450 miliardi di elettronvolt di SPS.
    Occuperà il tunnel di 27 chilometri di circonferenza costruito per un altro acceleratore del Cern, il LEP.
    Anche per LHC lo scopo principale è quello di cercare un bosone, in questo caso però molto più «ipotetico» dei bosoni W e Z trovati da Rubbia.
    Il Modello Standard, la teoria fisico-matematica che descrive tutte le particelle che compongono la materia visibile dell’Universo e le loro interazioni, è stata molto rafforzato dalla scoperta delle particelle W e Z.
    Ma il Modello prevede l'esistenza di un'altra componente chiave, un elemento che spieghi alcuni misteri ancora irrisolti, come il meccanismo grazie al quale le particelle acquisiscono massa o il funzionamento della forza gravitazionale.
    La risposta a questi enigmi fondamentali non è ancora stata trovata, nonostante che il Modello Standard sia ormai stato provato sperimentalmente.
    L'ipotesi più accreditata per spiegare il mistero dell'acquisizione della massa è quella del meccanismo di Higgs e la ricerca del fantomatico bosone di Higgs, che ne confermerebbe l'esistenza, è uno degli obiettivi principali di LHC.
    I suoi quattro grandi esperimenti, i rivelatori ALICE, ATLAS, CMS e LHC-b, che entreranno in funzione a fine 2007, apriranno una finestra su un mondo ancora inesplorato, quello dell'universo a un centesimo di miliardesimo di secondo dopo il Big Bang.
    Affacciandosi a questa finestra, i ricercatori sperano di ottenere una spiegazione sulla massa delle particelle fondamentali, sulla massa mancante e l'energia oscura dell'universo, sul motivo per cui la materia ha prevalso sull’antimateria e chissà quale altro mistero che ancora non si può neanche immaginare.